Hughes & Kettner - Switchblade amp head
Era dalla mia visita allo scorso DISMA a Rimini che aspettavo di mettere le mani "seriamente" su questo ampli...già ai volumi bassissimi permessi alla fiera m'aveva impressionato e di certo sentirlo suonare tra le mani di Thomas Blug (grandissimo chitarrista e dimostratore Hughes & Kettner) era stato il movente per segnarmi il nome di questo amplificatore nella mia immaginaria lista di "cose da comprare..." :-D
Vi lascio alla recensione.
S.
La teutonica Hughes & Kettner è riuscita a fare breccia nei cuori di tanti chitarristi oramai da molti anni; gli strali d’amore che hanno colpito tanti tra di noi portano il nome di prodotti innovativi alcuni (Triamp, Tubefactor, Zentera) o di gingilli dall’ispirazione vintage (il Pure Tone), e tutti testimoniano la grande affidabilità e qualità della casa costruttrice tedesca.
É arrivata da poco un’altra novità che promette di farci perdere la testa per lei… è la linea di amplificatori Switchblade che unisce, come mai successo prima (a sentire le parole della Hughes & Kettner) la tecnologia di domani con le caratteristiche timbriche di ieri.
Vediamo subito in dettaglio cosa abbiamo tra le mani: la testata Switchblade è, a vederla così, un classico amplificatore per chitarra, rivestito da un bel tolex nero e con un design sobrio tipicamente…tedesco. In realtà non ci vuole molto per intuire e capire cosa offre quest’ampli.
Si intravedono infatti le valvole dalla bella e robusta griglia metallica su cui spicca il logo della casa in acciaio spazzolato ma dove sarebbe tutta questa innovazione se, come succedeva una volta, c’è solo una fila (lunga) di controlli adibiti all’equalizzazione del suono? La risposta è semplice: MIDI e nemmeno tanto innovativa, aggiungo io, visto che questo standard di comunicazione tra macchine è nato nei primi anni ’80, ma ad essere innovativo è l’uso che si fa di questa tecnologia abbinata alle valvole. In parole povere la testata permette di avere un centinaio di suoni differenti (128 per l’esattezza) tutti memorizzabili e richiamabili attraverso uno switch a pedale.
Nella fattispecie sono memorizzabili, per ognuna delle 128 locazioni di memoria, i seguenti parametri: un channel volume (denominato Master), presence, treble, mid, bass e gain (con boost), tutti dalla corsa e dall’effetto molto regolari. A questi si aggiunge la tipologia di suono desiderata; clean, crunch, lead, ultra. Ma non è finita! C’è anche una sezione dedicata agli effetti interni (delay, chorus, tremolo, riverbero) forse un po’ scarna nelle regolazioni che offre (il rate, la profondità dell’effetto e il feedback – ovvero le ripetizioni del delay) ma di certo immediata e sempre “ben suonante”.
C’è anche un effect loop sia parallelo che seriale e anche questo gestibile via midi che permette l’uso di effetti esterni.
In pratica una capacità di shaping dei suoni molto spinta senza però la complessità dei sistemi a rack tanto in voga molti anni fa.
A monte di tutti questi controlli una bella manopola con scritto volume, devo spiegare a cosa serve? No? E invece vi sbagliate…perché si tratta di un volume master atipico per un ampli valvolare; questo è un volume “punto e basta” perché se volete avere un controllo che strizzi un bel suono caldo dalle vostre valvole a volumi alti ce lo avete vicino alle manopole dell’eq ed è assegnabile midi anch’esso, quindi basta col dire “gli ampli valvolari suonano bene SOLO a volumi alti” con quest’integrazione di tecnologia nuova e datata che ha fatto la Hughes & Kettner si sfata anche quest’ultimo mito.
Lo switching tra i canali è garantito dalla pedaliera (robustissima e esteticamente molto bella e semplice) fornita in dotazione con l’ampli; è in pratica una controller midi (con presa a 7 poli, quindi alimentata direttamente dall’ampli) molto “spartano” e proprio per questo molto facile da usare, oltre al cambio canali permette anche di impostare il tempo delle ripetizioni del delay tramite l’apposito pulsante tap.
In aggiunta c’è da dire che l’editing dei vari suoni è davvero user friendly come dicono negli USA; quando, ruotando un potenziometro ci troviamo sulla posizione salvata in precedenza si illumina un bel led di colore blu (dello stesso colore tutte le altre luci d’accensione e funzionamento dell’ampli) e da quel momento il potenziometro inizia a funzionare come se avesse “agganciato” un’immaginaria ruota dentata interna.
Veniamo al suono…
Gli ampli Hughes & Kettner hanno tutti un unico comun denominatore: definizione e “precisione” sonora. I clean sono veri puliti anche con regolazioni del gain molto alte, mentre i crunch iniziano laddove finisce il suono clean per arrivare a distorsioni molto british (dimenticavo…le valvole finali sono due coppie di EL34 – da li il suono “inglese” – marchiate Ruby Tubes mentre non ci sono sorprese per le 12AX7 preamplificatrici selezionate dalla TAD).
I due canali denominati Lead e Ultra sono portatori sani di distorsione a più non posso… il primo resta su territori più moderati (si fa per dire…si ottengono dei suoni metal niente male) mentre il secondo arriva su pianeti dove la distorsione è…Ultra…appunto e quindi nü-metal con chitarre baritone e 7 corde, sempre però senza mai avere quella sgradevole sensazione di un suono impastato sulle frequenze basse. La sorpresa viene proprio da quest’ultimo canale, se regolato con il gain al minimo o poco più ci regala un suono liquido, definito ma al tempo stesso compresso degno di quella shred-fusion che andava tanto di moda una quindicina d’anni fa, devo aggiungere altro?
Per la prima volta ho trovato un amplificatore valvolare da 100 watt che non mi tradisce a volumi bassi; una sezione d’effetti di certo non esaustiva ma immediatamente usabile e dai bei suoni (specie il riverbero e il delay) il tutto unito alla comodità e alla interfacciabilità del protocollo midi.
Ah…dimenticavo, costa anche poco per quello che offre.
1 Comments:
F i g a t a !
grazie per la recensione!
stay roooooooock!
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